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La lingua poetica del Pascoli trova tutta la sua forza nell'associazione "arbitraria" dei suoi componenti, cioè nella sua dimensione plurisignificativa stimolata dal rapporto simbolico interno al segno linguistico. Sicché il testo oppone spesso molte resistenze di senso per chi voglia provarsi a smontarne le forme; a meno che non si adottino prospettive analitiche prensili e sofisticate come quelle di cui sono testimonianza le prove di lettura raccolte in questo libro. Analisi fondate su capillari anatomie delle cellule foniche e delle strutture ritmiche, insomma del gioco dei suoni (e dei silenzi) provocato dalla complicata tessitura fonosimbolica di cui Pascoli è capace. I sondaggi, pur se relativi solo ad un gruppo di liriche dei "Canti di Castelvecchio", mettono in luce il generale impegno del poeta ad attuare con ogni mezzo la difficile mimesi di una realtà sfuggente, evanescente, che irrimediabilmente si dissolve.